L’articolo sotto riportato è scritto da Chiara Cucinotta ed è tratto dal sito https://www.stateofmind.it – https://www.stateofmind.it/2017/05/adhd-strategie-per-insegnanti-scuola/
ADHD: strategie didattiche e consigli per gli insegnanti
Non di rado accade che di fronte una diagnosi di ADHD a scuola gli insegnanti si trovino spaesati e immersi in un mondo che non capiscono e non sanno gestire. I comportamenti dei bambini con ADHD, d’altra parte, non sono facili da comprendere se non si ha un’opportuna formazione ed adeguare la didattica alla sintomatologia spesso non è agevole. La premessa per una buona didattica con questi bambini è la conoscenza.
Bisogna comprendere che il bambino non è volontariamente “disattento” o “distratto”, ma non ha capacità di autoregolazione per cui non riesce a gestire i propri comportamenti e le emozioni, non colpevolizzarlo e cercare di attrarre la sua attenzione con metodologie adatte. Non accettare il bambino ed il suo problema equivale ad alimentare i vissuti di impotenza e incapacità con conseguente frustrazione che verrà sfogata, inevitabilmente, sul bambino.
Cos’è l’ADHD?
ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, tradotto in italiano come Disturbo di Deficit d’attenzione e/o iperattività e si configura come uno dei disturbi con una maggiore diffusione negli ultimi anni. Si tratta di un quadro patologico di difficile identificazione, in quanto il quadro si presenta sempre come molto eterogeneo con sintomi di disattenzione, iperattività o una commistione dei due. Tuttavia rilevarne la presenza è di estrema rilevanza per l’individuo in quanto tale disturbo si protrae fino all’età adulta e compromette significativamente le aree di vita più importanti. In questi soggetti spesso di verificano fenomeni di abbandono scolastico; le relazioni sociali non sono adeguate e le prestazioni scolastiche sono compromesse.
Si parla di ADHD con disattenzione predominante quando il problema centrale del bambino è proprio il deficit attentivo. L’attenzione selettiva e l’attenzione sostenuta risultano essere le più compromesse in questa tipologia di ADHD, ma anche le funzioni esecutive, in particolar modo la pianificazione e la memoria di lavoro, sono deficitarie. Questa discontinuità dell’attenzione compromette l’apprendimento, non permette lo sviluppo di abilità cognitive come il problem solving e di strategie comportamentali adeguate ad instaurare relazioni soddisfacenti con gli adulti ed i compagni.
Si parla di ADHD con impulsività e iperattività predominante, invece, quando la funzionalità attentiva risulta lievemente compromessa, mentre il focus del disturbo risiede nel comportamento ipercinetico e nella mancanza di autoregolazione. Questi deficit si traducono in un’attivazione motoria spropositata ed inappropriata, eloquio eccessivo, difficoltà di inibizione delle risposte e difficoltà nel rispettare regole e turni. Infine il tipo ADHD combinato presenta entrambe le classi di sintomi.
Come si comporta un alunno con ADHD a scuola?
E’ probabile che l’alunno con ADHD metta in atto alcuni comportamenti in conseguenza del suo quadro diagnostico. In base alla sintomatologia prevalente potrebbe, ad esempio, essere molto lento nell’iniziare le attività (prevalenza disattentiva) o, al contrario, essere impulsivo e precipitoso (prevalenza iperattiva) per cui ogni caso dev’essere valutato individualmente.
E’ inoltre doveroso specificare che molti bambini presentano comportamenti simili, ma nel caso di alunni con ADHD si tratta di una disfunzione regolativa a base neurobiologica per cui non assimilabile per frequenza e intensità ad alunni svogliati o demotivati. Se avete dubbi in merito potrete segnalare la questione ai genitori che potranno rivolgersi ad uno specialista di competenza (Neuropsichiatra Infantile e Psicologo) per una valutazione.
Dopo queste doverose premesse adesso proveremo a fare alcuni esempi di situazioni che potrebbero verificarsi a scuola con un bambino con ADHD:
– Tendenza a dimenticare a casa i materiali per la scuola;
– Comportamenti da “buffone della classe”;
– Tendenza a dimenticare di fare i compiti per casa;
– Richiede continui richiami per svolgere anche attività semplici;
– Spesso “spara” le risposte a caso;
– Infrange le regole dei giochi;
– Non è in grado di spiegare come ha svolto un’attività e se ha trovato difficoltà;
– Spesso il suo banco è un caos di oggetti non inerenti all’attività che sta svolgendo;
– Non riesce a pensare a soluzioni alternative alla propria nei problemi di matematica;
– Consegna i compiti senza averli riletti e commette errori di distrazione;
– Ha difficoltà nel ricordare nessi causa-effetto in una narrazione;
– Risponde prima che la domanda sia stata completata;
– Dimostra povertà lessicale nella produzione di testi scritti;
– Procede per prove ed errori.
Questi sono solo alcune delle situazioni che potrebbe dover affrontare un insegnante a scuola con un alunno ADHD in classe. Punizioni e rimproveri, come ben saprà chi ha dovuto affrontare questi momenti, non sono deterrenti e non hanno alcun tipo di effetto. Ciò accade perchè, come abbiamo detto precedentemente, il bambino non attua queste condotte volontariamente, ma esse sono frutto di una disfunzione regolativa. Dunque come affrontare questa situazione?
Consigli pratici per insegnanti
Prima di entrare nel vivo della didattica speciale per ADHD è utile sapere che secondo la normativa scolastica italiana i casi di ADHD rientrano nella recente normativa sui BES (Bisogni Educativi Speciali) per cui, in caso di diagnosi certificata, se il Consiglio di Classe lo ritiene opportuno (non è quindi obbligatorio), è possibile redigere un Piano Didattico Personalizzato. Riporto di seguito la nota n. 2563/2013 p.2: “Non è compito della scuola certificare gli alunni con bisogni educativi speciali, ma individuare quelli per i quali è opportuna e necessaria l’adozione di particolari strategie didattiche”.
Segnalo, inoltre, la possibilità di avvalersi di specifici teacher training, condotti da specialisti, per i casi di più difficile gestione.
Dopo queste doverose precisazioni ecco alcuni utili suggerimenti per la didattica con bambini con ADHD:
- Strategie per il mantenimento dell’attenzione:
Assicurarsi che non ci siano fonti di rumore che possano distrarre il bambino;
Dare consegne brevi e di facile comprensione;
Cambiare spesso il tono della voce;
Utilizzare immagini, storie e video durante la spiegazione;
Evitare i rimproveri e/o i richiami generici, prediligere modalità alternative per generare curiosità nei bambini e dunque attrarne l’attenzione;
Utilizzare i gessi colorati alla lavagna;
Utilizzare esempi pratici dell’attività che si andrà a svolgere evitando le astrazioni;
Fare ripetere le consegne per assicurarsi la corretta comprensione del compito;
Usare il contatto oculare durante le spiegazioni;
Programmare la lezione in modo tale da non richiedere lo stesso livello d’attenzione per tutto il tempo.
- Strategie per gestire l’iperattività:
Evitare lavori ripetitivi e particolarmente lunghi, anche se semplici;
Concordare preventivamente con il bambino le fasi del lavoro che si andranno a svolgere (compreso il controllo finale);
Assicurarsi che il bambino abbia compreso con chiarezza cosa deve fare;
Dare delle piccole ricompense che permettano lo sfogo fisico dell’energia (ad esempio: se ricontrolli quello che hai scritto puoi andare a prendere una merendina al distributore);
Dargli modo di uscire dalla classe in modo strutturato così da evitare “evasioni” (ad esempio: tu sei l’addetto alle fotocopie, quando serviranno andrai a farle tu);
Evitare di spiegare le consegne degli esercizi tutte insieme;
Creare delle routines di classe.
Chiaramente essere l’insegnante di un bambino con ADHD non è un’impresa facile, ma imparare a capire il loro funzionamento è la chiave per instaurare con loro un rapporto costruttivo che non sia fonte di stress per entrambi.